Il vitigno autoctono calabrese denominato GRECO BIANCO è la bacca bianca più importante della regione, e forse tra le più importanti della penisola Italia, insieme vediamo il perchè. Il Greco Bianco è un vitigno antichissimo, la cui introduzione nel centro e nel sud Italia risale alla colonizzazione greca del VIII secolo a.C., quando la crisi agricola spinse molti ellenici a trovare nuove terre nella nostra penisola, dando vita a quella che sarà poi chiamata Magna Grecia, mentre la Calabria sarà battezzata con il nome di Enotria, terra del vino. C’è, invece, chi sostiene che il Greco Bianco era già presente in Calabria quando sbarcarono i Greci. Di una cosa sono d’accordo in molti, sembra che la prima introduzione del Greco Bianco in Italia sia avvenuta proprio in Calabria, lo sbarco dei semi Greci diventeranno la base della maggior parte dei vitigni italiani e il Greco Bianco ne sarà un assoluto protagonista in quanto si adattava facilmente e senza problemi. I Romani furono veri custodi di questo patrimonio che ereditarono, e furono abilissimi nello sfruttare e nel diffondere le uve Greche ormai italianizzate in tutto il mediterraneo e poi in tutta Europa nel Medioevo. Ai Romani si deve senza alcun dubbio la diffusione del Greco Bianco in tutti i loro porti che controllavano. Con il passare dei secoli molti vitigni iniziarono un lento adattamento climatico, cambiando caratteristiche per via anche di incroci con uve locali.  Si ritiene, ed è stato dimostrato da studi del DNA, che vitigni come il Garganega, il Grechetto e altre varietà italiane oggi importanti, siano diretti discendenti del Greco Bianco partito dalla Calabria!!

In Calabria il Greco Bianco si raccoglie tra dal 15 Settembre al 15 Ottobre a seconda delle zone dove viene coltivato, da pochi metri s.l.m ad altitudini più importanti nel Pollino.  Ha un ottima produttività e, come il fratello pecorello, cambia assai aspetto in base alle rese e all’età delle vigne. La rinascita e la rivalutazione del mondo vitivinicolo calabrese ha spinto i produttori a sperimentare senza darsi limiti, e sul Greco Bianco sono moltissimi gli esperimenti riusciti, lo troviamo infatti in versione più snella da bere tutti i giorni, in versioni piu impegnative e complesse, poi ancora nelle lunghe macerazioni ha dato ottimi risultati dando vita a Orange Wine che non ti aspetteresti mai in Calabria,  ottimo anche in versione spumante metodo classico e poi passito.

L’area più nota per quanto riguarda la versione secca è senza alcun dubbio Cirò, il Greco bianco sta al Cirò Bianco cosi come il Gaglioppo sta al Cirò Rosso. Qui la DOC arrivò nel lontano 1969, tra le prime in assoluto della Penisola. Qui nascono vini secchi, decisi, minerali e freschi da bere. Uno straordinario Greco Bianco viene realizzato a Lamezia Terme dalle Cantine Statti, che qui tirano fuori un Greco più aromatico, più fruttato, più rotondo e complesso (ottima anche la versione metodo classico). Nel Pollino e quindi nella DOP Terre di Cosenza, nasce un Greco Bianco con note vegetali e mentolate più spiccate, un vero vino di “montagna” da brividi. Spostandoci nella provincia di Vibo Valentia, troviamo Casa Comerci, LA Cantina per eccellenza di questo territorio, il loro Greco veste abito Orange in soli mille esemplari l’anno e poi anche la versione più semplice come “vino quotidiano” è stupefacente per qualità e prezzo. In ultimo, nell’area grecanica, troviamo il bianco di Terre Grecaniche, che vale la pena provare almeno una volta nella vita, qui il Greco Bianco è decisamente salato, ma sa anche di agrumi e fiori bianchi. In queste poche righe sono racchiuse le mie convinzioni di quello che ho scritto sotto, ovvero, che il Greco Bianco in Calabria è troppo generalizzato e che quindi, a mio avviso, dovrebbe essere raccontato per territorio e non facendo passare il messaggio che il Greco Bianco in Calabria è uno solo, perchè, nel corso dei secoli, è mutato tirando fuori vini diversi in base al territorio di produzione. Ma questo è solo un mio pensiero.

E due righe sul Greco più noto e antico del mondo non le scriviamo ?? Certo che si, penso non si può parlare di Greco bianco senza citare il Greco di Bianco, sarebbe come parlare della storia del calcio senza citare Maradona. Il Greco di Bianco che cresce solo a Bianco appunto in provincia di Reggio Calabria, probabilmente è il papà di tutte le varianti di Greco del sud Italia. Il Greco di Bianco ha caratteristiche uniche nel suo genere, dimostrate con studi scientifici, e raccontare la sua storia è un po’ come raccontare la storia dell’uomo fin dalla sua nascita, dove ad un certo punto miti, leggende e verità si intrecciano. I Greci lo chiamavano “vino degli Dei” perchè veniva fatto non per consumo umano ma solo per donarlo sotto le statue degli Dei che veneravano, erano convinti che gli Dei lo bevessero lentamente, sorvolando la verità della sua scomparsa dalle coppe dovuta alla normale evaporazione.

L’antico procedimento con cui ancora oggi si fa questo nettare viene descritto ne “Le Opere e i Giorni” del poeta greco Esiodo nel VII secolo a.C., recita cosi: “Quando Orione e Sirio siano giunti nel mezzo del cielo, ed Aurora dalle rosee avvisti Arturo, cogli allora tutti i grappoli, o Perse, e portali in casa; per dieci notti e dieci giorni esponili al sole e alla luna, per cinque mettili all’ombra, e al sesto stiva nei vasi i doni diDionisio molto felice”. E’ davvero incredibile come questo vino sia resistito a millenni di guerre e di battaglie per la conquista di queste Terre. La storia narra che qui sia arrivato un grappolo di uva portato dai coloni Greci sbarcati nel VII secolo a.C. presso Capo Zefirio (oggi identificato in Capo Bruzzano), e che dai suoi semi nacque il Greco di Bianco. Vitigno come detto unico, in quanto si differenzia dagli altri Greco perchè diverso nella struttura e nella forma del grappolo: medio grande, piuttosto corto, semi-spargolo e munito di una o due ali, con acini medi, dalla buccia spessa e poco pruinosa, ricco di terpeni, e dal colore giallo oro.

Fonte: https://www.calabriagourmet.com/blog/greco-bianco-di-calabria-vino-storia-e-caratteristiche-di-questo-vitigno-autoctono-calabrese-b477.html

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